E così hai deciso di aprire un blog per la tua azienda, hai coinvolto uno strategist per lavorare alla tua content strategy e avete cominciato a pubblicare i post previsti dal piano editoriale. Siete quasi alla fine perciò hai maturato la convinzione che il gioco sia fatto e che, a questo punto, dopo così tanta semina, sia venuto il momento di sedersi e raccogliere i frutti del duro lavoro portato avanti. Niente di più falso. La partita sta per ricominciare!
L’aspetto più sfidante del digital marketing è che quando cominci a farlo vai a infilarti una spirale infinita, una sorta di loop inarrestabile dal quale non puoi tirarti fuori, a meno che tu non voglia buttare tutto ciò che hai fatto.
Porsi degli obiettivi, analizzare il mercato, mettere su una strategia, creare contenuti e analizzare gli esiti è un percorso a circuito che dovrai percorrere decine e decine di volte, aggiustando il tiro, migliorando ciò che non funziona.
Scegliere di approfittare del potere dei contenuti vuol dire accettare che quello che tira oggi potrebbe non farlo domani. Il perché è semplice: con il tempo il tuo cliente cambia, mutano le sue esigenze, i suoi bisogni e tu devi adattarti.
Ti farò un esempio molto vicino a me. I grandi nomi, persone che stimo e che hanno un seguito pazzesco, hanno cominciato un passetto alla volta. Magari quando hanno cominciato hanno usato i loro blog per posizionarsi con parole chiave tipo “Come trovare clienti online”, avvicinando piccoli imprenditori e progetti meno sfidanti. Oggi, naturalmente, hanno un certo know-how e possono permettersi di selezionare solo le grandi aziende, imprese che li contattano direttamente perché magari hanno una certa notorietà o che approdano sui loro siti, attraverso parole chiave più tecniche. Un esempio? Che ne dici di content marketing per aziende B2B medicali?
Questo che significa? Che non ti basta fare piani editoriali, scrivere e pubblicare. Devi prenderti cura dei dei tuoi contenuti. Sempre!
Contenuti dell'articolo
Cos’è la content curation? Una definizione semplice e chiara
Qui mi tocca mettere in fuga un falso mito. Per alcuni la curation prevederebbe solo il postare il contenuto sui social network (aziendali o personali) facendo così che amici, collegamenti, follower e fan aumentino la copertura del post.
Come ben saprai, infatti, purtroppo prima che il tuo post venga indicizzato passerà del tempo perciò spesso la curation è vista come l’unico modo per permettere a un contenuto di raggiungere un pubblico più ampio.
Ahimè non è così. Fare curation, infatti, significa prendersi cura del proprio contenuto in ogni senso e quindi condurre tutta una serie di attività sia onsite che offsite.
Fare curation significa sì postare sui social, ma anche cercare di animare la conversazione al di sotto di quel link postato. Vuol dire non dimenticare quell’argomento e tenersi comunque costantemente informato perché se le informazioni, o le regole dell’algoritmo cambiano, dovrai adeguarlo. Eh sì! Hai capito bene.
Cosa vuol dire content curation? Prendersi cura del contenuto dalla genesi, selezionando delle fonti adeguate, dargli una chance condividendolo sui social o con le persone che possono essere realmente interessate, accertarsi che funzioni (analitiche alla mano), aggiornarlo, qualora non fosse più attuale. Fare content curation significa rispettare profondamente i tuoi lettori, cercare di offrire loro un’informazione sempre attuale e adeguata ai loro bisogni.
A questo punto, non puoi non chiederti come procedere. Vediamolo insieme.
Come prenderti cura del tuo blog? Con la curation!
Te lo dicevo qui sopra. Fare curation significa condurre tutta una serie di attività volte a migliorare il tuo contenuto. Proverò perciò a dividere le attività da portare avanti, in base alle diverse fasi della vita del contenuto.
#1 Ideazione e creazione
Prendersi cura di un contenuto significa innanzitutto condurre un’attività di studio precisa e puntuale. Pensaci bene: qual è il modo migliore per far sì che un contenuto funzioni? Scriverlo come si deve.
Dovrai perciò fare una ricerca parole chiave accurata e poi prenderti il tempo per studiare le fonti giuste. A quel punto dovrai scriverlo, fare copywriting.
#2 Pubblicazione e condivisione
Il momento più bello per un copy è quando può schiacciare “Publish” oppure essere avvertito dal suo collega del development che gli dice: “Il pezzo è online”. È da quel momento che dovrai prestare ancora più attenzione al contenuto.
Certo, pubblicarlo sui vari social network sarà d’aiuto, ma devi ricordarti anche di inserirlo tra i link utili ai tuoi colleghi. Poniamo infatti che l’oggetto del tuo ultimo articolo sia una guida pensata per aiutare i tuoi clienti; in tal caso potresti segnalarla a chi si occupa del servizio clienti o del commerciale. Quel post può essere utile anche a loro.
Puoi inoltre scegliere di linkarla tu direttamente ai clienti o ai tuoi contatti interessati. Un esempio? Grazie al tuo CRM potresti suddividere il tuo pubblico sulla base degli interessi e capire inviarlo grazie all’email marketing.
Infine, se non te ne occupi tu personalmente, potresti suggerire a chi si occupa di fare le sponsorizzate (quando predisponi il piano editoriale o seguito della pubblicazione), di investire qualche somma per spingere quel contenuto anche tramite le campagne paid.
Insomma, fare content curation non vuol dire sbattere quel post sui social e aspettare.
#3 Ricerca e aggiornamento
Per quanto sia una rottura, arriva sempre il momento in cui devi fare un audit dei tuoi contenuti, controllarli e aggiornarli.
Puoi procedere in due modi: o cominciare banalmente dall’articolo più vecchio oppure, Google Search Console, Analytics e co. alla mano e vedere chi ha funzionato di più, iniziando da questi contenuti.
Stilata una lista ordinata dei post da aggiornare, non ti resterà altro che aprirli uno a uno e accertarti che le informazioni contenute siano aggiornate. Se riportano studi, statistiche e numeri datati, aggiornali con le stime più attuali. Butta un occhio anche alle parole chiave. Nel tempo potresti trovare altre correlate che, a quel punto, ti converrebbe inserire anche a costo di riscrivere intere parti del post. Pensa che a me è capitato di riscriverne alcuni interamente!
Che dire dei link? Devi rinfrescare pure quelli. Può capitare che tu abbia ancorato a certe parole pagine web che non esistono più; in tal caso elimina il link o sostituiscilo. Se invece nel tempo hai creato un articolo che possa essere utile al lettore, e che non era linkato al post che stai modificando, è questo il momento di aggiungerlo.
Ci sono foto rotte che non si vedono o che fanno riferimento a trend passati e che non sortiscono più lo stesso effetto? Rimpiazzale.
Non dimenticare quindi la struttura. H2, H3 e co. così come la meta description possono subire aggiornamenti. Un esempio rapido: fine qualche anno fa la meta doveva avere una lunghezza massima di 300 caratteri ora di 150. Va da sé che ti toccherà aggiornarla, se non rispetta i canoni. Ancora, potresti valutare l’opzione di inserire dei sinonimi o delle long-tail negli H, se hai notato (come scrivevo prima) che la ricerca parole chiave ha dato risultati diversi, in confronto a quella condotta quando hai fatto la prima stesura.
A fine lavoro, perciò, ricordarti di inserire una dicitura in cui indichi la data di originale pubblicazione e quella di aggiornamento. Questa informazione sarà utile ai tuoi lettori che sapranno di avere sotto gli occhi un pezzo aggiornato.
Tanto quanto succede con un libro, che viene scritto, pubblicato, distribuito, presentato nelle librerie e poi rinfrescato nelle edizioni successive, i siti (e soprattutto i blog) meritano costante attenzione. Il rischio è di buttare nella spazzatura il duro lavoro fatto in precedenza.
Parafrasando la mitica Ellis Grey, madre di Meredith Grey, il content marketing è come una giostra. E una volta che ci si è saliti sopra, non si può più scendere!
Perciò buon lavoro e… in bocca al lupo!