Sto per scrivere una cosa ovvia e scontata (quindi siete avvertiti): la nostra è una vita costantemente connessa. Pensateci: quanto tempo trascorrete senza essere collegati ad internet? Personalmente sono offline solo durante lo spinning (2 volte a settimana, 1 ora a lezione) e quando dormo. Per il resto sono online; perciò mi sono chiesto ma tutta questa connettività inciderà sul mio lavoro?
La risposta è sì. Certo che sì.
L’altro giorno leggevo un interessante articolo in cui Jessica Simonetti metteva in evidenza un aspetto tanto importante quanto sconosciuto: c’è un’abissale differenza tra l’essere occupati e l’essere produttivi.
La copywriter infatti nel post – pubblicato sul blog di Ninja Marketing – evidenziava quanto le due cose fossero differenti. Mentre è chiaro a tutti cosa significhi essere occupati, ad alcuni (come me che non mi ero mai soffermato a pensare a questa sottigliezza) sfugge il senso dell’espressione “essere produttivi” ovvero ottimizzare il proprio tempo per conseguire gli obiettivi che ci si era prefissati.
Ma allora, vi starete chiedendo, qual è il nesso tra la produttività e le nostre vite always-connected?
Bé, non ci vuole un genio a capire che il trillo di whatsapp è una delle distrazioni più deleterie che ci siano al mondo. Vogliamo poi parlare di Facebook? Sul Social di Zuckerberg un adulto passa circa 10 ore a settimana per scrutare la vita altrui, come ci spiega Giuseppe Colaneri. E Instagram? Quante volte sospendete ciò che state facendo per dare una scrollatina all’homepage del social tutto immagini?
Solo per scrivere questo pezzo ho perso 15 minuti su Twitter, intrattenendo una conversazione con sconosciuti. Dunque è un dato di fatto: lavoriamo su internet ma la rete è anche il nostro peggior nemico.
Sempre ieri, in una community di Social Meda Marketing, si parlava delle potenzialità che la connettività ci offre come la possibilità di lavorare ovunque. Infatti possiamo rispondere alle e-mail dei clienti in treno, aggiornare il blog aziendale in un bar o seguire un webinar sulla corriera. Pregi, è certo, ma anche molti difetti.
Io sono un procrastinatore nato. Tendo a rimandare tutto ciò che è rimandabile – come la maggior parte di noi – perciò il fatto che possa portarmi il lavoro ovunque mi spinge spesso a dedicarmi ad alcune task nei week-end, quando invece potrei stare a divertirmi. In molti asseriranno: non è colpa della rete. È colpa tua! Evidentemente sei poco concentrato, poco produttivo – citando Simonetti.
Tutto sommato non è sbagliato. Sicuro c’è del mio ma siamo onesti: voi non rimandate mai nulla, sapendo che potrete farlo col vostro portatile sul divano di casa?
A poco servirebbero anche tutti quegli spazi “No WiFi Zone” dove non c’è connessione; sappiamo che appena fuori da quei bunker torniamo a cercare la rete. Adoro andare a mangiare negli agriturismi dove non c’è nemmeno il segnale per le chiamate ma, un secondo dopo aver ritrovato la mia amata H+ sul display, la prima cosa che faccio è un rapido check a Whatsapp.
Dunque quale potrebbe essere la soluzione, sopratutto quando Internet, i social network e le app sono i tools del tuo mestiere?
Esistono numerose APP che ci consentono di evitare le distrazioni ma credo che del sano autocontrollo sia la risposta ad ogni problema. Un self-control al quale andremmo educati. Non sarà facile ma alla fine ne guadagneremo in termini professionali e sociali.